Un’australiana,
come consolazione, ha detto ad Anne: “We’ve got a saying here in Australia and
that is ‘shit happens’. And you know, shit does happen”. Ed effettivamente aveva
ragione, visti gli ultimo avvenimenti.
Die nette
Australierin sagte zu mir: “We’ve got a saying here in Australia and that is
‘shit happens’. And you know, shit does happen”. Und sie hatte damit ja so
recht.
Giorno 1, domenica con tour a Fraser Island: dopo aver nuotato nel lago
McKenzie ed aver pranzato con l’immancabile barbie, era arrivato il momento di
risalire sul bus per passare alla tappa successiva. Attraversando il
parcheggio, distraendomi come al solito per
guardare un altro bus di colore improbabile, ho preso in pieno una radice “nascosta”
nella sabbia. Come da indicazioni della sciura dell’info center in cui abbiamo
prenotato il tour, non avevo scarpe ma infradito. Risultato immediato: numero
circense a quattro zampe per non sbattere la faccia a terra, con conseguente
figura di merda fantozziana davanti a tutta la comitiva. Risultato secondario,
visibile solo dopo un controllo più accurato: alluce aperto malamente.
Fortunatamente c’era una turista australiana, di professione infermiera, che ha
preso in carico il kit di pronto soccorso del bus e mi ha rattoppato, con
prescrizione di tenerlo bendato e asciutto per 3 o 4 gg. Questo comporta
ovviamente che mi scordo il mare finchè non va a posto.
Tag 1 – auf Fraser
Island: Nach dem wir im Lake McKenzie geschwommen sind und zum Mittagessen ein
Barbie hatten, laufen wir zurueck zum Bus. Stef uebersieht einen grossen
Wurzelstrunk, der aus dem Sand herausragt und segelt alle Viere von sich gestreckt
nach vorne in den Sand. Dabei reisst er sich ziemlich boese den grossen Zeh auf,
weil er - wie wir alle - der Sandinsel angepasst, keine festen Schuhe sondern
Flipflops traegt. Zum Glueck ist eine australische Touristin in unserem Bus
Krankenschwester und verarztet in gleich fachmaennisch. Ihre Anweisung: die
naechsten 3 oder 4 Tage muessen Pflaster plus Salbe drauf bleiben und den Zeh
moeglichst trocken halten. Damit faellt unser geplanter Strandtag am folgenden
Tag flach.
Giorno 2, lunedì mattina al camping dei Sea Scouts di Noosa: visto che la
spiaggia ci era preclusa causa mio incidente del giorno prima, abbiamo deciso
di anticipare di un giorno il ritorno al sud e quindi ci prepariamo a partire.
Sempre per il mio dito ferito, per non stringerlo subito nella scarpa, Anne
decide di cominciare a guidare per la prima tappa della giornata. Decisamente
la tappa più corta. Uscendo in retro dal parcheggio infatti, prende in pieno un
albero. Lunotto posteriore in briciole, frammenti di vetro ovunque e portellone
ammaccato e, soprattutto, bloccato. L’ora successiva la passiamo accucciati a
terra (con le scarpe, tanto per non rischiare di peggiorare le cose...) a
raccogliere tutti i pezzi di vetro che risuciamo, in attesa di ricevere
istruzioni dall’assistenza dell’autonoleggio. Fortuna che avevamo fatto
l’assicurazione anti-tutto, per una volta non sono stati soldi buttati.
La prima risata la
strappa il tipo del camping, che se ne viene fuori con: “You know, trees just
have this really mean way of sneaking up on people!”. Funny Aussies!
La tappa successiva (con me alla guida) è un’officina che ci aspira i
frammenti rimasti e tappa il buco con un cartone, in modo da permetterci di
guidare fino alla filiale di Brisbane dell’autonoleggio che ci cambia il
campervan (visto che non avevano il nostro modello ci becchiamo pure un
upgrade... frigo e lettore DVD).
Mentre aspettiamo la riparazione del vetro, Anne riceve pure un biscotto in
regalo dalla signora che gestisce un furgone caffè che fa il giro dei negozi
della zona... la stessa del “proverbio” australiano citato all’inizio.
Tag 2 – in Noosa
auf dem Campingplatz der Seepfadfinder: Weil wir ja nicht an den Strand
koennen, beschliessen wir einen Tag frueher als geplant unseren Rueckweg gen
Sueden anzutreten. Damit Stef seinen Zeh etwas laenger “lueften” kann, sage ich
ihm, ich wuerde die erste Tappe der Fahrt uebernehmen. Die ist nur deutlich
kuerzer als geplant. Beim Ausparken uebersehe ich einen Baum. Unser
Rueckfenster zerbirst in tausend Scherben und die Tuer des Kofferraums laesst
sich nicht mehr oeffenen…. No comment – zur Aktion an sich, zum Schreck und
Aerger danach und den etwas langwierigeren “Aufraeumarbeiten”. Ich sage nur:
Scherben auflesen im Gras um einen Eukalyptus herum…. Der Platzwart hat uns
wenigstens zu einem ersten Lacher verholfen: “You know, trees just have this
really mean way of sneaking up on people!” Die Aussies sind einfach zu
sympatisch!
Und so kommt’s,
dass wir seitdem einen gruenen Campervan fahren (sogar mit Upgrade: DVD-Player,
den wir eh nicht benutzen, und einer Kuehlschrank, der sehr praktisch ist), denn
unseren weissen haben wir in Brisbane bei unserer Autovermietung ohne Probleme
und in aller Schnelle umgetauscht (Dank All-Inklusive-Versicherung waren wir
voll abgedeckt).
Achja, und “meine”
nette Australierin, war die Fliegende Kaffeeverkaeuferin, die mir einen
Schokoladenkeks geschenkt hat, als wir bei Carglass in Noosa auf eine
Proforma-Abdeckung fuer unser Rueckfenster warteten und bei ihr am Wagen einen
Kaffee gekauft haben.
No comments:
Post a Comment