Monday, 28 January 2013

Shit happens


Un’australiana, come consolazione, ha detto ad Anne: “We’ve got a saying here in Australia and that is ‘shit happens’. And you know, shit does happen”. Ed effettivamente aveva ragione, visti gli ultimo avvenimenti.

Die nette Australierin sagte zu mir: “We’ve got a saying here in Australia and that is ‘shit happens’. And you know, shit does happen”. Und sie hatte damit ja so recht.

Giorno 1, domenica con tour a Fraser Island: dopo aver nuotato nel lago McKenzie ed aver pranzato con l’immancabile barbie, era arrivato il momento di risalire sul bus per passare alla tappa successiva. Attraversando il parcheggio, distraendomi come al solito  per guardare un altro bus di colore improbabile, ho preso in pieno una radice “nascosta” nella sabbia. Come da indicazioni della sciura dell’info center in cui abbiamo prenotato il tour, non avevo scarpe ma infradito. Risultato immediato: numero circense a quattro zampe per non sbattere la faccia a terra, con conseguente figura di merda fantozziana davanti a tutta la comitiva. Risultato secondario, visibile solo dopo un controllo più accurato: alluce aperto malamente. Fortunatamente c’era una turista australiana, di professione infermiera, che ha preso in carico il kit di pronto soccorso del bus e mi ha rattoppato, con prescrizione di tenerlo bendato e asciutto per 3 o 4 gg. Questo comporta ovviamente che mi scordo il mare finchè non va a posto.

Tag 1 – auf Fraser Island: Nach dem wir im Lake McKenzie geschwommen sind und zum Mittagessen ein Barbie hatten, laufen wir zurueck zum Bus. Stef uebersieht einen grossen Wurzelstrunk, der aus dem Sand herausragt und segelt alle Viere von sich gestreckt nach vorne in den Sand. Dabei reisst er sich ziemlich boese den grossen Zeh auf, weil er - wie wir alle - der Sandinsel angepasst, keine festen Schuhe sondern Flipflops traegt. Zum Glueck ist eine australische Touristin in unserem Bus Krankenschwester und verarztet in gleich fachmaennisch. Ihre Anweisung: die naechsten 3 oder 4 Tage muessen Pflaster plus Salbe drauf bleiben und den Zeh moeglichst trocken halten. Damit faellt unser geplanter Strandtag am folgenden Tag flach. 


Giorno 2, lunedì mattina al camping dei Sea Scouts di Noosa: visto che la spiaggia ci era preclusa causa mio incidente del giorno prima, abbiamo deciso di anticipare di un giorno il ritorno al sud e quindi ci prepariamo a partire. Sempre per il mio dito ferito, per non stringerlo subito nella scarpa, Anne decide di cominciare a guidare per la prima tappa della giornata. Decisamente la tappa più corta. Uscendo in retro dal parcheggio infatti, prende in pieno un albero. Lunotto posteriore in briciole, frammenti di vetro ovunque e portellone ammaccato e, soprattutto, bloccato. L’ora successiva la passiamo accucciati a terra (con le scarpe, tanto per non rischiare di peggiorare le cose...) a raccogliere tutti i pezzi di vetro che risuciamo, in attesa di ricevere istruzioni dall’assistenza dell’autonoleggio. Fortuna che avevamo fatto l’assicurazione anti-tutto, per una volta non sono stati soldi buttati.
La prima risata la strappa il tipo del camping, che se ne viene fuori con: “You know, trees just have this really mean way of sneaking up on people!”. Funny Aussies!

La tappa successiva (con me alla guida) è un’officina che ci aspira i frammenti rimasti e tappa il buco con un cartone, in modo da permetterci di guidare fino alla filiale di Brisbane dell’autonoleggio che ci cambia il campervan (visto che non avevano il nostro modello ci becchiamo pure un upgrade... frigo e lettore DVD).

Mentre aspettiamo la riparazione del vetro, Anne riceve pure un biscotto in regalo dalla signora che gestisce un furgone caffè che fa il giro dei negozi della zona... la stessa del “proverbio” australiano citato all’inizio.

Tag 2 – in Noosa auf dem Campingplatz der Seepfadfinder: Weil wir ja nicht an den Strand koennen, beschliessen wir einen Tag frueher als geplant unseren Rueckweg gen Sueden anzutreten. Damit Stef seinen Zeh etwas laenger “lueften” kann, sage ich ihm, ich wuerde die erste Tappe der Fahrt uebernehmen. Die ist nur deutlich kuerzer als geplant. Beim Ausparken uebersehe ich einen Baum. Unser Rueckfenster zerbirst in tausend Scherben und die Tuer des Kofferraums laesst sich nicht mehr oeffenen…. No comment – zur Aktion an sich, zum Schreck und Aerger danach und den etwas langwierigeren “Aufraeumarbeiten”. Ich sage nur: Scherben auflesen im Gras um einen Eukalyptus herum…. Der Platzwart hat uns wenigstens zu einem ersten Lacher verholfen: “You know, trees just have this really mean way of sneaking up on people!” Die Aussies sind einfach zu sympatisch!
Und so kommt’s, dass wir seitdem einen gruenen Campervan fahren (sogar mit Upgrade: DVD-Player, den wir eh nicht benutzen, und einer Kuehlschrank, der sehr praktisch ist), denn unseren weissen haben wir in Brisbane bei unserer Autovermietung ohne Probleme und in aller Schnelle umgetauscht (Dank All-Inklusive-Versicherung waren wir voll abgedeckt).

Achja, und “meine” nette Australierin, war die Fliegende Kaffeeverkaeuferin, die mir einen Schokoladenkeks geschenkt hat, als wir bei Carglass in Noosa auf eine Proforma-Abdeckung fuer unser Rueckfenster warteten und bei ihr am Wagen einen Kaffee gekauft haben.








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